Crescere un figlio non a casa tua: vantaggi e svantaggi

Quando dico che d'estate vivo sul Lago di Bracciano e che poi d'inverno per lavoro ci spostiamo i Svizzera, vicino a St. Moritz tutti mi dicono "beata te!" oppure iniziano a commentare con le solite frasi che - soprattutto dette da persone che hanno sempre vissuto dove sono nate- lasciano un po' il tempo che trovano.

Mi spiego meglio: decidere di mettere su famiglia all'estero o comunque in una città che non è la tua è molto complicato e il fatto di essersene andati non fa sì che miracolosamente i problemi spariscano.

In realtà crescere un bambino all'estero è molto più difficile che farlo a casa propria.

Innanzitutto, non si hanno gli aiuti di nonni e parenti che spesso vengono rifiutati ma che in caso di emergenza fanno decisamente molto comodo.
In secondo luogo, l'espatrio o il trasloco, che avviene sempre per motivi di lavoro e quindi costringe i bambini a vivere in una realtà che non è la loro, richiede grande spirito di adattamento.
Trovarsi in un altro mondo, con un'altra lingua o con un'altra cultura può essere alienante.

Aggiungiamo poi che, specialmente nei primi periodi, la coppia viene messa a dura prova in quanto non ci sono amici con cui andare a fare l'aperitivo o colleghi con cui pranzare per svagarsi un po'.
Il partner o marito diventa quindi il tuo migliore amico e la persona con cui convivere gioie e dolori.
Occorre molta complicità per fare questo tipo di vita e soprattutto il rispetto per il lavoro dell'altro.

La cosa positiva è però che si superano le proprie paure e si imparano nuove cose, come ad esempio si può imparare un nuovo lavoro, una nuova ricetta del posto o si può praticare una nuova attività sportiva. Io per esempio mi sono già iscritta in palestra per fare nuove amicizie e allenarmi in vista dell'inverno sugli sci che mi aspetta e appena posso vado a fare una corsetta sul lungolago a Trevignano.

Ovunque sia diretta però, ogni volta che prendo mia figlia e la metto nell'ovetto la guardo e dico: "Si parte?".
Sono sicura che un giorno verrà da me e mi dirà: " Mamma, ma com'è che si parte sempre?".


A voi le foto del panorama dalle finestre dei nostri "campi base"!





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